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Linkedin nella “scia” (sbagliata?) di Facebook?

Inutile girarci tanto intorno. La nuova funzione di Linkedin “Invita i tuoi collegamenti a seguire la tua pagina” ci ha fatto sobbalzare sulla sedia e ci ha fatto subito pensare all’analoga funzione di Facebook.

Esattamente quella funzione che moltissimi esperti, formatori, docenti, autori di libri, social media manager considerano alla stregua della “peste manzoniana” e che mettono spesso al primo punto delle “cose che non si devono mai fare da amministratori di una Pagina Facebook”.

Come mi è capitato più volte di discutere, in modo ironico si intende, con alcuni esperti e colleghi, faccio sempre presente che tutti la sconsigliano come metodo per aumentare la fan-base ma è proprio Facebook che la consiglia continuamente.

E quindi provocatoriamente mi chiedo: “ma chi ha ragione? Noi è la nostra logica o Facebook e la sua logica?”

E mentre la domanda resta molto più vaga delle risposte che si potrebbero ipotizzare ecco che Linkedin si accoda al social di Marc Zuckemberg.

La tendenza di tutti gli strumenti Social di uniformarsi nelle funzioni è una costante degli ultimi anni ma è la strada giusta?

Da utente ma soprattuto da Digital Strategist sono estremamente perplesso da questa novità.

Le pagine aziendali sono  decisamente meno al centro della comunicazione Linkedin rispetto a quanto accade su  Facebook, ma i numeri non sono tutto nelle strategie di comunicazione.

Ad esempio Coca Cola ha 2,3 milioni di follower su Linkedin e 107 milioni di fan su Facebook.

Sono andato a verificare alcune aziende mie clienti che comunicano sia tramite Facebook che Linkedin per scoprire che il rapporto follower Linkedin / fan Facebook è spesso superiore a 1 a 10 con alcune situazioni B2B che si avvicinano al rapporto 1 a 50.

I fan delle pagine Linkedin sono in effetti “pochi”, ma pochi rispetto a cosa? E aumentarli invitando i propri collegamenti potrà portare vantaggi alla strategia digitale su Linkedin?

La mia opinione personale è che questo strumento non andrebbe usato o al limite usato con cautela.

Linkedin è, almeno al momento, un luogo di incontro e di discussione meno generalista e più legato alle dinamiche business.

Ogni contatto, ogni azione dovrebbe essere “conquistata” con contenuti interessanti, senza dimenticare che, almeno al momento, al centro della comunicazione Linkedin ci sono i profili e non le pagine.

Ma non è che a breve, considerando che la funzione è permessa a tutti gli amministratori, la figura dell’influencer diventerà un elemento chiave della comunicazione Linkedin?

Un profilo personale che abbia fatto un lavoro di selezione dei propri contatti privilegiando un settore e una particolare funzione lavorativa, potrebbe vendere la propria “influenza” offrendo, ovviamente a pagamento, la richiesta di diventare follower di una specifica pagina?

Sarò un “purista” ma questo, secondo me, rappresenterebbe un passo verso la fine della specificità di Linkedin, un social che andrebbe maneggiato “con cura” e che dovrebbe, secondo la mia modesta opinione, mantenere le proprie caratteristiche che lo rendono unico nel settore B2B.

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