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Digitale Diffuso. Un ebook collettivo per aumentare la nostra consapevolezza digitale

Presentazione e segnalazione Ebook (gratuito):
Digitale Diffuso. Un puzzle di voci per rafforzare la nostra consapevolezza digitale
a cura di Vincenzo Bianculli, Enrico Bisenzi, Mirella Castigli, Marco Pini

Il Digitale Diffuso è parte integrante delle nostre vite quotidiane

Prima di parlare dell’ebook, voglio spiegare il “contesto” in cui nasce questo nuovo libro.

Durante il lockdown abbiamo deciso (come addetti ai lavori e media educator) di intraprendere un “lavoro” di riflessione e condivisione collettiva cercando di comprendere la realtà del “digitale diffuso” nelle nostre vite quotidiane.

Abbiamo provato a farlo da varie angolazioni e punti di vista, per provare ad uscire dalle rispettive “bolle” e solitudini ed aprirsi ad un confronto sulle tante tematiche che riguardano l’uso e l’abuso del digitale e dei dispositivi digitali.

Con un approccio basato sul pensiero e sulle testimonianze, sul dialogo e sul confronto (anche sul conflitto tra opinioni divergenti) per chiedersi sempre il “perché” di determinati fenomeni e non limitarsi alla passività “del prenderne atto” come spesso fanno le ricerche quantitative basate su più o meno grandi “numeri” e più o meno rappresentativi campioni e statistiche, ricerche utili ma che si limitano a “rappresentare una parte più o meno ampia di realtà” e ad esempio dirci che “usiamo sempre di più il digitale” senza provare ad interpretare e comprenderne il perché, per fare cosa ed in quali modi, domande che riteniamo più importanti del mero dato “stiamo 6 ore connessi ad internet ogni giorno”, solo per fare un esempio.

Una delle caratteristiche umane fondamentali è quella di farsi domande, di interrogarsi sui perché e non solo accettare passivamente la realtà.

Abbiamo iniziato con una web radio autoprodotta (che abbiamo chiamato Radio Diffusa le 3D del digitale: Distrazioni, Disinformazione, Dipendenze) e raccolto in un ebook cross-mediale oltre 30 interventi di:

Insieme ci siamo interrogati/e e confrontati/e su tanti temi chiave del digitale diffuso:

Ne è nato un quadro sicuramente non esaustivo ma “variegato”, plurimo, di luci ed ombre, aperto a punti di vista differenti come volevamo!

Uscire dall’appiattimento della discussione su 3-4 concetti (citando le stesse pubblicazioni o gli stessi libri, i soliti, tanto di moda nel digitale ridotto quasi esclusivamente a Business, a ricerca dei “Big Money”) spunti sempre uguali… il nostro obiettivo era e resta quello di aprirsi ad un approccio “ecologico al digitale diffuso”, multiplo ed aperto (fondamentale per comprendere le vicende umane, e fino a prova contraria il Digitale è fattore umano e solo dopo “tecnico”).

Come addetto ai lavori (personalmente mi occupo dal 1998 di comunicazione digitale in generale e di UX e SEO in particolare) noto da molti anni un “certo appiattimento su pochi concetti chiave” nel settore digitale, il ripetersi delle solite cose (novità tecnologiche a parte), dei soliti “slogan motivazionali”.

Sempre gli stessi libri, le stesse citazioni, gli stessi spunti all’insegna di un entusiasmo (a volte acritico) per tutto quello che arriva dalle Big Tech (il “nuovismo bello a prescindere”), ma senza spirito critico non si progredisce si ripete, nella sostanza, solo il presente.

Anche per questo abbiamo voluto affrontare tematiche come la manipolazione algoritmica, l’onnipresenza della commercializzazione in tutto quello che è internet, lo stress da performance che tanto peso ha spesso nelle giovani generazioni, gli effetti sociali del digitale sulle nostre comunità, la moltiplicazione delle fake news (come emerge sempre di più per pure ragioni economiche) oltre ad evidenziare tanti usi positivi e strabilianti del digitale!

Internet bene comune

L’Internet “moderna” è nata come strumento libero di condivisione, mi riferisco all’internet “poi diffusasi a fine anni 90 del secolo scorso” quella nata il 30 aprile del 1993 quando il CERN rilasciò il codice sorgente della rete inventata da Tim Berners-Lee e dai suoi collaboratori in pubblico dominio, libero e gratuito e non come “servizio privato a pagamento” o “freemium” oppure come “software as a service” oppure ancora come “monetizzazione dall’estrazione dei dati degli utenti” (caratteristica fondamentale del così detto Web 2.0 “invenzione giornalistica” avviato dopo la crisi della così detta bolla delle dot com, che purtroppo ci siamo quasi dimenticati e si sa, se non si conosce la storia è più difficile capire il presente, figuriamoci trasformare il futuro).

E fu davvero, quel 30 aprile 1993, l’inizio della rivoluzione nelle comunicazioni e nello nostre vite, l’inizio del World Wide Web Diffuso. Personalmente mi fa sorridere come oggi invece si parli di “rivoluzione” al cospetto di una applicazione che propone più o meno le stesse cose, magari con  una “veste grafica nuova” o che magari “vende meglio”. Le parole che usiamo sono importanti.

Internet (nell’accezione di cui ho scritto sopra) è nata come MERAVIGLIOSA e POTENTE occasione di ampliamento della conoscenza di tutte e tutti, come occasione di accesso al sapere che l’umanità ha creato collettivamente e che deve essere a disposizione di tutte e tutti come singoli e come comunità, come possibilità di creare ponti verso gli altri e non muri, come luogo di condivisione e di confronto aperto ed inclusivo e non chiuso in bolle predeterminate.

Questa la “metafora” che abbiamo voluto riprendere nel nostro ebook “Digitale Diffuso” in contrapposizione alla chiusura opaca di poche immense piattaforme gestite da multinazionali private e di conseguenza mosse dall’esigenze del Profitto come lo sono Facebook, YouTube, TikTok, Amazon che di tutto fanno per tenerci “incollati” nel lor ambiente mediale a postare ed interagire velocemente e senza pensarci troppo, a differenza della metafora dell’ipertesto che ci consentiva e ci facilitava nel “saltare da una risorsa all’altra” alla “scoperta di nuove conoscenze e nuovi stimoli”.

Questo non necessariamente significa “uscire dalle piattaforme digitali”, non usare Google, o vederne solo aspetto negativi significa semplicemente provare a comprendere la realtà del digitale diffuso in tutta la sua complessità.

Chiaro che l’onnipresenza della commercializzazione di tutto ad ogni costo abbia, a mio giudizio, cambiato in peggio la rete, non sono contrario alla diffusione commerciale del digitale (del resto ci lavoro pure io) ma credo che non possa essere onnipresente questa visione “utilitaristica” delle relazioni online (complici i soliti 3-4 concetti tanto diffusi tra noi addetti ai lavori, anche noi siamo “in bolla” ed urge uscirne).

Abbiamo ragionato nel nostro “digitale diffuso” anche dei “nostri dati” e della nostra “privacy” (volutamente la scrivo al PLURALE e non AL SINGOLARE) a partire dalla considerazione che non è del tutto vero quanto si sente dire da tanti anni (citazione attribuita a Nicholas Negroponte oramai tanti, tanti anni fa) “se è gratis il prodotto sei tu” in riferimento alla gratuità delle piattaforme commerciali dove ogni giorno postiamo, ci arrabbiamo, condividiamo.

Il prodotto (venduto dalle piattaforme digitali) lo creiamo noi, ogni giorno! 

Perché queste piattaforme vendono pubblicità grazie ai nostri dati che aggregati costituiscono il valore economico scambiato sulle piattaforme, siamo quindi produttori e consumatori allo stesso tempo e bombardati costantemente da input nell’economia dell’attenzione [e pensiamo al fatto che ad esempio YouTube viene utilizzato anche da bambini e bambine di pochi anni che sono anche loro “bombardati da pubblicità” è nostro dovere, come addetti ai lavori, interrogarci su queste tematiche e non solo su “quanto deve essere lungo il titolo di un articolo sul blog” oppure sul “perché non devi invitare i tuoi amici a mettere like alle pagine su Facebook”].

Spunti, non pretesa di esaustività di un tema talmente vasto che solo insieme possiamo provare a comprendere.

Consapevolezza Digitale

Consapevolezza è a mio giudizio una delle parole chiave per affrontare il digitale.

Comprendere la realtà è fondamentale sempre quando affrontiamo le questioni umane, di conseguenza anche quando usiamo internet ed i social network.

Si tratta ovviamente di potenziare non solo le “competenze digitali tecniche individuali” (che sembra l’unico “mantra” di tanta formazione che però funziona lo spazio dell’ultimo update dell’algoritmo di Google…. per poi diventare “obsoleta”) ma favorire il pensiero critico, la creatività così da comprendere l’ambiente mediale nel suo complesso ad esempio indagandone:

La realtà della comunicazione digitale diffusa nel nostro quotidiano si comprende solo se oltre alle azioni individuali dei singoli utenti (spesso l’unico punto di osservazione indagato nel digitale con narrazioni emozionanti ma parzialissime) si analizzano anche le strutture delle grandi piattaforme digitali in cui le persone agiscono, si discute del “perché” le interfacce sono costruite in un certo modo e non in altro, di come gli algoritmi spingono alcuni contenuti, di quanto ci riconosciamo nelle tribù che agiscono in rete, del perché la comunicazione mediata da una interfaccia possa favorire le polarizzazioni, di quali occasioni ci offre il digitale invece per aprici all’altro e alla conoscenza.

Serve anche un’analisi sulle culture (non solo digitali) di riferimento perché, per esempio, l’attenzione alle differenze e l’inclusività per non essere solo slogan pubblicitario (o un logo che cambia colore) e durare lo spazio di una giornata dedicata ad una minoranza (pur utilissima), devono essere un valore guida per noi addetti ai lavori della comunicazione e del marketing (che non sono la stessa cosa altro argomento urgente da affrontare, ma troppo lungo per farlo qui).

Tutto questo è URGENTE, TUTO QUESTO è INDISPENSABILE, ci sono tante LUCI ma anche tante OMBRE nel Digitale Diffuso.

In particolare in questo periodo complesso di tanti cambiamenti repentini e di:

  • crisi e polarizzazioni,
  • accelerazione della “trasformazione digitale” ma prevalentemente concentrata nelle decisioni di pochi grandi attori,
  • di rischi per la salute individuale e collettiva derivante dalla diffusione delle fake news,
  • di grandi monopoli che fanno il bello e il cattivo tempo in rete pagando in proporzione meno tasse di chi lavora ogni giorno (e magari notte) nel “regime forfettario”,
  • di consapevolezza dell’impatto sull’ambiente anche dei nostri comportamenti digitali quotidiani (ebbene si, il digitale inquina e il “cloud” non sta su una nuvola),
  • dei BOT automatici e dei loro tanti utilizzi non sempre e non necessariamente nobili,
  • dei danni dell’obsolescenza programmata nel software e nell’hardware che ci consente di “stare online”,
  • del prossimo impatto delle Intelligenze Artificiali e delle possibili conseguenze sociali e lavorative,
  • di allarmi per le dipendenze da Smartphone e da Internet specie nelle giovanissime generazioni che abbiamo il dovere di tutelare,
  • delle tante distrazioni dovute ad un intrattenimento “mordi e fuggi”
  • e di tanti altri problemi che noi addetti ai lavori abbiamo il dovere di affrontare, per stimolare un dibattito anche su queste tematiche come già abbiamo fatto agli albori della rete!!!

Di tutto questo abbiamo provato a “dialogare”, senza pretesa di esaustività, con umiltà, collettivamente perché da soli forse si va veloce ma insieme si va lontano, cercando di porsi domande più che dare risposte o facili ricette, stimolare dubbi più che fornire certezze granitiche, il tutto scegliendo l’apertura a partire da un designrigorosamente DIYed inclusivo anche nei formati disponibili e nella Font scelta, ad accesso libero e, of course, senza chiederti una mail per poter fare il download.

Se non ora quando?


Titolo Ebook (gratuito):

Digitale Diffuso.
Un puzzle di voci per rafforzare la nostra consapevolezza digitale

Libro a cura di Vincenzo Bianculli, Enrico Bisenzi, Mirella Castigli, Marco Pini

Ogni critica o osservazione è gradita 🙂

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